giovedì 1 agosto 2013

Pensieri - #5 - Camminare come l'Imperatore di Roma

Questa sera, rientrando a casa, per meglio dire verso la notte incipiente, cercavo di guardarmi camminare.
Come fossi "al di sopra di me", come camera o, per dirla da quelli che sanno, come fossi steadycam.
Ma anche per cercare di essere sopra, più elevato al me, ritratto e sopraffatto al di sotto di quel di potere essere.
Volevo, almeno una volta, vedermi camminare.
Ovviamente è impossibile, si cammina da se stessi e per se stessi.
Giusto "gli altri" ti vedono camminare, poi sei anche raccontato e, non solo, per come cammini.
E' che credo di camminare male.
Giustifico, miseramente, con "ho giocato a pallacanestro", "mi sono fatto male e, da poco, ad entrambe le caviglie"; ma se cammini male, sei nato camminando male.
Prima ancora di camminare.
E allora cerchi un appiglio, una via d'uscita, o, per la moda del tempo, il piano B.
Ecco che ti vedi camminare per Roma, città Imperiale, di vestigia d'un tempo, di memoria, di diritto, di potere, dell'essere il Mondo, l'intero Mondo di una volta.
E ti vedi camminare come l'Imperatore di Roma, che se cammina male non glielo dici mica; guardi e va bene così.
E' un passo trasandato, come una vita lasciata scivolare, come non occuparsi, prima di tutto e per ultimo di te.
C'è chi ci ha provato, e chi ci prova con testarda insistenza.
E' bello saperlo.
Ma tu Imperatore, oppure io Imperatore, Dio e figlio di Dio, non mi pre-occupo di chi ci prova ancora.
Dall'alto dello scranno di sabbia mi ergo a stupida divinità, inutile nell'essere e presuntuosa nel pretendere di avere, ancora almeno una ultima volta, un qualcuno che si preoccupa.
Camminando per le vie del mio Impero di sabbia grigia e nera, lascio perdere e, lentamente, ma con passo svelto cerco sempre di vedermi camminare.
A presto.

S

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